Tana Toraja

 Tongkonan

Appena lasciata la cittadina costiera di Pare Pare, la strada si inoltra nell’entroterra, fra impervie montagne e fittissima vegetazione; non stupisce che queste terre aspre e inaccessibili abbiano favorito nei secoli lo sviluppo di diverse culture indipendenti.

Il viaggio da Makassar, capoluogo dell’isola di Sulawesi, a Rantepao, base ideale per esplorare Tana Toraja – la ‘terra dei Toraja’, richiede ancora oggi un’intera giornata di automobile;  dopo un breve periodo di boom negli anni ottanta il flusso turistico si è drasticamente ridotto e, con la stagione delle piogge alle porte, incrociamo pochissimi viaggiatori.  All’imbrunire, prima di due ore di tornanti nell’oscurità, sorseggiamo una tisana di erbe locali su poltrone di copertoni usati, da una terrazza affacciata su un’ampia vallata.

Che meraviglie ci aspettano nei giorni seguenti!  Una vera immersione in un documentario culturale!  L’unicità del popolo Toraja emerge immediatamente nella maestosità ed originalità delle case tradizionali, i tongkonan, che sono disseminati ovunque sul territorio, solitamente raggruppati in grandi corti. Il rango delle famiglie che vi abitano è reso evidente dal numero di corna di bufalo che ne adornano la facciata e dalla ricchezza dei dettagli pittorici delle pareti esterne; i tongkonan sono legati così profondamente ad una famiglia da non poter essere venduti ma solo tramandati.

Bufalo Toraja

La vita dei Toraja è indissolubilmente intrecciata con la morte, ed i bufali rappresentano un simbolo di prestigio sociale anche nelle cerimonie funebri.  I Toraja ritengono che in assenza di un rito adeguato lo spirito del defunto possa portare disgrazia alla famiglia; la salma viene pertanto mummificata, avvolta in un involucro di bambù e tenuta anche per anni all’interno del tongkonan a stretto contatto con i familiari intenti alle attività quotidiane, in attesa che vengano raccolti i denari sufficienti per una degna cerimonia.

Un uomo col viso segnato da decenni vissuti solcando gli oceani del pianeta si avvicina mentre osserviamo gli ultimi preparativi di un funerale, ci offre un tè alla base del suo tongkonan e ci invita a far visita alla propria madre, pronta finalmente per il grande evento; seguendo le indicazioni di Dahlan, la nostra guida, al suono del gong che annuncia la nostra presenza, la salutiamo come se fosse ancora in vita.  Il funerale durerá parecchi giorni e ha richiesto una grande organizzazione perché ospiterá, come spesso accade, centinaia di invitati;  i numerosi figli sono tornati con le famiglie anche da molto lontano per rendere omaggio alle tradizioni.  Il giorno seguente, con un certo ‘stomaco’, assistiamo allo sgozzamento rituale di due bufali ed al sacrificio di un certo numero di maiali; una nutrita platea di bambini ed invitati segue da veri e propri spalti lo scuoiamento dei bovini con la partecipazione che noi potremmo riservare ad un grande evento sportivo.

Tau tau

Le salme delle persone comuni venivano originariamente deposte in caverne naturali, ove i resti sono ancora meta di pellegrinaggi; a Ke’te Kesu restiamo suggestionati nel vedere bottiglie di birra e sigarette in offerta accanto a cumuli di teschi umani. Le famiglie più abbienti si affidano a specialisti per far realizzare tombe scavate nella roccia, affinché il congiunto non sia contaminato dal terreno; in apposite nicchie, vengono adagiati i tau tau, effigi in legno dei defunti.

I Toraja possono essere molto accoglienti con gli estranei. Un caldo pomeriggio, incuriositi dalla musica e dal vociare, ci imbattiamo nei festeggiamenti di un matrimonio;  quali ospiti inattesi, per giunta provenienti da molto lontano, veniamo considerati di buon auspicio; siamo dunque invitati ad unirci al banchetto, presentati agli sposi e contesi nelle danze locali.

Come tutti i mercati dell’Asia subtropicale, anche quello di Makale, che curiosamente si tiene ogni sei giorni, colpisce per la varietà delle merci in vendita e per la frenesia delle contrattazioni. Nelle sezione dedicata agli animali vivi, più che dall’agitazione dei galli da combattimento siamo attratti dalle urla sguaiate di decine di maiali distesi su un fianco su lettighe di bambù, pronti per il trasporto da parte dei futuri acquirenti. E così mi diletto nel cercare scatti originali di maiali da asporto.

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1 Comment

  1. dunque Luca, grazie prima di tutto per aver condiviso questo bellissimo racconto. bellissimo il soggetto ed efficace e diretto lo stile narrativo. Gli spunti di riflessione sono molteplici. ma ciò che mi ha fatto provare un senso di rispetto nei confronti di questa popolazione è’ proprio la diversità abissale del loro rapporto con la morte rispetto alla nostra. noi tendenzialmente e purtroppo, dopo la morte di un caro, non vediamo l’ora di procedere con il funerale, pensando così di poter ricominciare a vivere il più in fretta possibile. i Toraja hanno capito molto di più, rispetto a noi, che la morte ci cammina affianco ed è’ giusto conviverci. e la onorano sapendo che ciò capiterà ad ognuno di loro, senza limiti di tempo, spazio e possibilità. Hanno trovato nella morte la sicurezza di non essere mai abbandonati anche dopo la stessa.

    aspetto i nuovi racconti…. che so arriveranno prestissimo :)
    ti bacio
    mau

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